Testi teorici e manifesti

Dopo il primo decennio del Novecento i fratelli Corra e Ginna cominciano a scrivere e pubblicare i loro primi lavori letterari, con l’obiettivo di trasmettere il loro pensiero. Nel 1910 vengono pubblicati Vita Nova A.B.C. Metodo, due trattati in cui con metodo e ricerca sono presenti le loro posizioni anti-passatiste. In essi vengono date indicazioni su come ottenere il rinnovamento dell’uomo moderno, indicando necessario uno sviluppo triplice (fisico, intellettuale e spirituale) a cui ci si può avvicinare anche attraverso la ginnastica respiratoria dello yoga. Questo sviluppo si rende necessario principalmente per vincere i vizi e dominare le passioni, da sempre causa della rovina fisica e morale dell’individuo.

Nel 1911 esce il volumetto firmato solo da Bruno Corradini Proposte. Questo scritto può essere considerato una sorta di continuazione di Metodo, in quanto vengono fatte corrispondere al metodo psico-fisico delle proposte d’ordine morale, tese sempre verso lo stesso obiettivo: 

“… curare di pari passo tre elementi della natura dell’uomo per raggiungere l’armonia e la felicità: fisica, intellettuale, spirituale.”

Tra i vari ispiratori di quest’opera sono molto importanti Mazzini, Wagner, Giovanni Bovio e G.P. Lucini; quest’ultimo in modo particolare influenza profondamente il pensiero di Corra nella concezione di religiosità che egli sente innata in ciascuno di noi.

La pubblicazione successiva, Arte dell’avvenire, è l’evoluzione in senso artistico delle teorie già espresse in precedenza e sempre fondate sulla consapevolezza dell’essenza vitalistica della natura. Frutto di studi diretti ed esperienze, o meglio esperimenti, nell’arte visiva, il testo esce anch’esso nel 1910 (successivamente, nel 1911, verrà ripubblicato dalla Libreria Beltrami Editrice Internazionale di Bologna con il titolo Arte dell’avvenire. Paradosso). Questo trattato scientifico chiarisce le prime concezioni estetiche dei due giovani intellettuali. Qui i due autori cercano di dimostrare come sia possibile un’interazione generale tra le diverse arti ˗ musica, scultura, pittura, letteratura ˗ e come queste possano essere messe sullo stesso piano della scienza.  Racconta Ginna, come ricordato da Mario Verdone nel suo libro Manifesti futuristi e scritti teorici (1984):

“ … nella Natura e nell’Arte si possono riscontrare dei colori, dei suoni e delle forme che meritano delle impressioni e degli stati d’animo. Che cosa crea in noi la musica se non degli stati d’animo che provengono indubbiamente dai suoni? Che cosa crea in noi la pittura se non degli stati d’animo che provengono indubbiamente dai colori e dalle forme?

Su queste basi io e Bruno Corra ci “muovemmo” per cercare un parallelismo tra le arti. Ci appoggiammo principalmente sull’arte musicale che è la più esatta, diciamo così, dal punto di vista tecnico.

Nella musica abbiamo l’Accordo che è composto da più suoni emessi contemporaneamente, fissi come li emette facilmente l’organo. Il motivo è composto da più suoni che si intercalano nel tempo. La Sinfonia, più suoni, timbri ecc., che è composta da Accordi, motivi ecc. variamente messi insieme.

Facemmo esperimenti vari, specialmente per ciò che riguarda l’Accordo cromatico, che corrisponde all’Accordo musicale.

Bruno Corra già nel 1907 fece uno “schizzo” di ciò che poteva essere, sia pure primitivo, un accordo di colori. Oggi può essere scambiato per un quadro astrattista.

Eravamo, come detto, nel 1907, Bruno Corra aveva quindici anni ed io ne avevo diciassette.”

Bruno Corra, Studio di effetti tra quattro colori, 1907.
Roma, collezione Verdone.

La prima edizione di questo manifesto è dedicata a chi, come loro, si sente oppresso dall’angoscia provocata dalle grande confusione che permea tutto l’ambiente artistico contemporaneo. Traspare infatti una forte carica critica nei confronti della produzione artistica del tempo. Il loro scopo è quindi quello di esporre una teoria che reagisca ad una situazione del tutto insoddisfacente, incoraggiando nuove forme di creazione artistica. Questa urgenza di novità si può collegare ad un iniziale avvicinamento alle idee propugnate dal movimento futurista.

Attraverso l’analisi svolta in questo trattato Ginna e Corra arrivano a delineare quattro forme di arte pure, che ne ammettono tante altre intermedie: 1 Accordo, 2 Motivo, 3 Accordo˗Immagine, 4 Motivo˗Immagine; e le esaminano nei settori delle diverse arti, rivolgendosi 

“… verso la melodia indefinita in musica, verso la linea continua in architettura, verso la libera espansione del colore in pittura e della forma in scultura, verso il pensiero continuo in letteratura.”

Nella seconda edizione viene aggiunto al titolo il termine “paradosso” con l’intento di fornire un avvertimento e una provocazione a quei lettori sicuramente giudicheranno le loro idee accusandole di falsità.

All’interno del saggio i due autori insistono molto sulla necessità dell’opera d’arte di possedere una forza in sé, che non sia perciò un’opera chiusa: l’immagine non deve  pretendere un’integrazione del fruitore, ma deve imporsi con violenza su di lui.

Le teorie elaborate nel trattato Arte dell’avvenire si devono sviluppare tramite esperimenti e proprio di questi esperimenti tratterà Bruno in  Musica cromatica, venticinque pagine inserite nel volume Il pastore, il gregge e la zampogna. Il racconto si sofferma sui primi tentativi di sperimentazione effettuati da Bruno e Arnaldo all’interno di uno spettacolo teatrale grazie anche all’ausilio di un pianoforte cromatico, ovvero una tastiera collegata a numerose lampadine colorate che accendendosi e spegnendosi proiettano sulla scena degli accordi cromatici. Ma i limiti tecnici imposti dallo spazio teatrale fanno sì che l’attenzione dei fratelli Ginanni Corradini si sposti sul mezzo cinematografico, considerato ideale per lo sviluppo di una sinfonia cromatica. 

Questi esperimenti, andati purtroppo perduti, si concretizzarono in quattro brevi pellicole nelle quali il soggetto astratto veniva reso attraverso giochi di luce e di colore applicati sia direttamente sulla pellicola sia sullo schermo della proiezione.

Manifesti

Durante l’esperienza futurista di Corra la produzione di testi teorici continua e confluisce nella pubblicazione di alcuni manifesti. Nel 1914 firma, insieme a Settimelli il manifesto futurista Pesi, misure e prezzi del genio artistico, manifesto in cui si affronta il problema della valutazione critica, sostenendo che

“La critica non è mai esistita e non esiste. […] Noi futuristi abbiamo sempre negato ogni diritto di giudizio a questa attività anfibia, uterina e imbecille. La prima critica nasce oggi in Italia per opera del Futurismo. Ma poiché le parole critico e critica sono ormai disonorate dall’uso immondo che se ne è fatto, noi futuristi le aboliamo definitivamente per adottare in loro vece i termini misurazionemisuratore.”

Gli autori dichiarano, cioè,  di voler rompere con la tradizione della critica letteraria e artistica precedente, arrivando addirittura a rinnegarla e ad affermare che la nuova critica, come la nuova arte, deve basarsi su fondamenti scientifici.

Nel 1915, mentre Ginna inizia ad interessarsi sempre più alla pittura attiva, Corra si dedica al rinnovamento del teatro, così come avevano fatto precedentemente Marinetti e Settimelli. Ed è proprio dalla collaborazione di questi tre studiosi che prende forma il Manifesto del teatro futurista sintetico. Qui vengono affermate le caratteristiche essenziali del teatro sintetico, che si erano già sviluppate durante i primi esperimenti risalenti al 1913 per sua iniziativa con la collaborazione di Emilio Settimelli:

“… il teatro futurista saprà esaltare i suoi spettatori […] sarà ogni sera una ginnastica che allenerà lo spirito della nostra razza ai veloci e pericolosi ardimenti che quest’anno futurista rende necessari.”

Si auspica quindi ad un teatro che si distingua in tutto dalle rappresentazioni a cui il pubblico è abituato, suddivise in atti, in cui ogni scena è prevedibile e senza emozioni. Le nuove rappresentazioni devono abbracciare l’intero tumulto della vita vissuta, immaginata, sognata, ricordata e concreta. La regola principale è stupire.

L’anno successivo, nel 1916, sulle pagine de L’Italia futurista viene pubblicato il manifesto La scienza futurista, firmato da Corra insieme a Ginna, Chiti, Settimelli, Carli, Mara, Nannetti. Un manifesto anomalo, in cui si vuole abolire la scienza con la S maiuscola e si propone 

una scienza futurista audacemente esploratrice, sensibilissima, […] influenzata da intuizioni lontanissime, frammentaria, contraddittoria, felice di scoprire oggi una verità che distrugga la verità di ieri, tutta inzuppata d’ignoto. 

Emerge in questo manifesto sia la consapevolezza di una realtà che rimane inspiegabile e che lascia l’uomo certo delle sue insicurezze, sia il sentimento di rivolta contro il positivismo. Ed è proprio nei punti in cui si affrontano le nuove scienze psichiche e lo studio delle energie occulte che vi si riconosce maggiormente l’apporto dei fratelli Ginanni Corradini. 

Sempre nel 1916, dopo l’esperienza del film Vita futurista, Bruno Corra firma il  manifesto La Cinematografia Futurista, con Marinetti,Ginna, Settimelli e Chiti, anch’essi partecipi alla realizzazione del film. Nel manifesto si teorizzano e si ufficializzano tutte le possibilità artistiche date dal nuovo mezzo espressivo cinematografico e si auspica la 

liberazione del cinema – mezzo di espressione più adatto alla plurisensibilità di un artista futurista – per farne lo strumento ideale di una nuova arte immensamente più vasta e più agile di tutte quelle esistenti. 

Durante il volontario periodo di allontanamento dal movimento futurista Corra interrompe la sua produzione di testi teorici. Tuttavia nel 1938 torna a lavorare con Marinetti ad un nuovo manifesto, che firmeranno a quattro mani intitolato Contro il teatro morto. Contro il romanzone analitico. Contro il negrismo musicale. Manifesto futurista. Si tratta di un testo palesemente critico nei confronti delle tendenze restauratrici del teatro che si era andato sviluppando durante il Ventennio. Nello stesso tempo, con l’intenzione tipica degli ultimi manifesti futuristi scritti prima della guerra, gli autori vogliono ribadire il ruolo di protagonista dell’avanguardia futurista nell’ambito culturale fascista.

Testo di Lavinia Russo, supervisione di Licia Collarile