Testi teorici e manifesti

Durante il 1910 i fratelli Ginanni Corradini pubblicano tre testi redatti a quattro mani finalizzati alla divulgazione del loro pensiero.

Metodo, Vita Nova.

I primi due, Metodo e Vita Nova, in forma quasi anonima, forse per non essere penalizzati dalla loro giovanissima età, sono dei trattati nei quali si sviluppa un procedimento per poter utilizzare pienamente le energie occulte insite in ogni individuo: l’uomo moderno può affrontare il suo rinnovamento e così trovare la sua completezza spirituale, intellettuale e fisica, attraverso esercizi mentali e corporali che si rifanno alle discipline orientali.

Arte dell’avvenire, pittura dell’avvenire.

All’origine della terza pubblicazione si pone invece la scoperta della natura come elemento vitalistico, la «forza primigenia subconscia». La liberazione di questa forza può generare nuovi linguaggi artistici e dunque un’arte nuova. Il Trattato viene pubblicato in prima versione a marzo con il titolo Arte dell’avvenire (ripubblicato l’anno dopo come Arte dell’avvenire. Paradosso) e si può considerare uno dei primissimi testi di avanguardia del Novecento. È un trattato scientifico in cui arte e scienza vengono posti su un livello comune e per la prima volta si analizzano tutte le arti (musica, scultura, pittura, letteratura, teatro, architettura ma anche fotografia e cinematografia) con metodi scientifici, secondo l’enunciato che «l’essenza delle arti è una, vari sono i mezzi di espressione». Tra tutte le arti la musica è l’espressione creativa più completa da un punto di vista scientifico-artistico.

Copertina di Pittura dell’avvenire, 1917.
Roma, collezione privata.

I fratelli Ginanni Corradini rintracciano quattro forme d’opera pure, che ne ammettono tante altre intermedie:

  • Accordo.
  • Motivo.
  • Accordo-immagine.
  • Motivo-immagine.

Nella pittura in particolare ci deve essere, come per la musica, la possibilità di realizzare degli «accordi cromatici», dei «motivi cromatici» delle «sinfonie cromatiche»: un accordo musicale si ha quando i suoni emessi sono fissi e non cambiano nel tempo, un accordo cromatico si estrinseca nello spazio e non nel tempo, quindi con la pittura.

Nel 1915 Ginna tenta una semplificazione di queste teorie concentrando la sua attenzione alla sola arte pittorica. Scrive infatti il testo Pittura dell’Avvenire, ripubblicato poi nel 1917, nel quale l’Artista dimostra di avere oramai maturato pienamente il concetto di pittura irreale, non rappresentativa, che lui chiama «pittura occulta» o «pittura del supersensibile» e rivendica il ruolo di teorico di quest’arte nuova, che va oltre l’astratto. È un testo molto importante per la comprensione delle scelte pittoriche che Ginna affronterà negli anni successivi. Una pittura che «antidiviene la scienza» e che si sviluppa nel subconsciente:

“Lo stato di sub-coscienza non è affatto incoscienza, ma invece coscienza-superiore; è coscienza e conoscenza di un vero più lontano, più nascosto ed occulto.”

La scienza futurista. La cinematografia futurista.

A questa data Ginna è già entrato a tutti gli effetti nel Movimento futurista. La sua produzione di testi teorici continua e confluisce nella pubblicazione di alcuni manifesti: nel 1916, lancia dalle pagine de L’Italia futurista il manifesto La scienza futurista, firmato insieme a Corra, Chiti, Settimelli, Carli, Mara, Nannetti. Un manifesto anomalo, in cui si vuole abolire la scienza con la S maiuscola e si propone

“una scienza futurista audacemente esploratrice, sensibilissima, […] influenzata da intuizioni lontanissime, frammentaria, contraddittoria, felice di scoprire oggi una verità che distrugga la verità di ieri, tutta inzuppata d’ignoto. ”

Emerge in questo manifesto il sentimento di rivolta contro il positivismo e invece la consapevolezza di una realtà che rimane inspiegabile e che lascia l’uomo certo delle sue insicurezze. Ed è proprio nei punti in cui si affrontano le nuove scienze psichiche e lo studio delle energie occulte che si riconosce maggiormente l’apporto dei fratelli Ginanni Corradini al manifesto.

Sempre nel 1916, con Marinetti, Corra, Settimelli e Chiti, firma il manifesto La Cinematografia Futurista, nel quale si teorizzano e si ufficializzano tutte le possibilità artistiche date dal nuovo mezzo espressivo cinematografico e si auspica la

“liberazione del cinema – mezzo di espressione più adatto alla plurisensibilità di un artista futurista – per farne lo strumento ideale di una nuova arte immensamente più vasta e più agile di tutte quelle esistenti. ”

Ginna aveva già messo in pratica queste teorie in alcuni esperimenti cinematografici realizzati con Corra intorno al 1912 dipingendo direttamente sulla pellicola vergine, esperimenti descritti nel testo firmato da Bruno Corradini dal titolo Musica Cromatica del 1912. Per questo motivo Marinetti gli affida l’organizzazione e la realizzazione del film Vita futurista del 1916 che, oltre ad essere probabilmente il primo film d’Avanguardia della storia del cinema, serve come esperienza preparatoria per la redazione del successivo manifesto. Molte delle idee proposte da questo documento sono state poi adottate dalla ricerca sperimentale sul cinema condotta dall’avanguardia europea.

Pagina di taccuino di Arnaldo Ginna.

Il mobilio futurista. La scienzarte

Sempre nel 1916 Ginna scrive su «Futurismo» l’articolo Il primo mobilizio italiano futurista, quasi un manifesto nel quale si pongono le basi scientifiche per la costruzione di mobili e di arredamenti adatti alla vita dell’uomo moderno secondo lo spirito della nuova architettura futurista di Sant’Elia.

Negli anni seguenti, specialmente dalla fine degli anni Venti, la sua attività si concentra nel lavoro di critico e teorico dell’arte, specialmente della cinematografia e radiofonia. Dalle pagine de L’«Impero», di «Oggi e Domani» e di «Futurismo», Ginna scrive articoli in cui presenta nuove idee riguardo all’arte ed alla critica artistica. Molto interessanti sono i suoi testi riguardanti la Scienzarte, una disciplina da lui teorizzata che, secondo assiomi filosofici, consente di arrivare a risultati scientifici utilizzando soli mezzi artistici.

L’uomo futuro. Il manifesto del naturismo futurista. L’idea presentista.

Nel 1933, Ginna pubblica L’uomo futuro con prefazione di Marinetti. E’ un testo con forti connotati politici, che parte dalle teorizzazioni giovanili per poi allontanarsi verso soluzioni diverse. Presenta l’esaltazione dell’essere umano futurista, conoscitore delle energie occulte che regolano la sua esistenza e che da lui vengono trasformate in forze dinamiche. L’uomo futuro si incarna in Marinetti e in Mussolini e il testo è palesemente finalizzato a riannodare il legame tra il futurismo e fascismo in un momento in cui il Movimento ha bisogno di ribadire comuni origini e comuni finalità.

Ancora con Marinetti scrive il Manifesto del naturismo futurista, presentato in occasione del Primo Convegno di Naturismo futurista che si tiene a Milano dal 29 settembre al 6 ottobre 1934. Il Naturismo è un argomento che interessa i fratelli Ginanni Corradini fino dagli anni Dieci, è presente nei loro primi scritti teorici ed avrà degli svolgimenti interessanti nel Movimento. Ginna nel 1934 pubblica Il Nuovo. Quindicinale di energetica umana fascista e futurista. Nel pensiero naturista di Ginna s’intravede un netto cambiamento di obiettivi rispetto a quelle che erano le teorie giovanili. Entrano a far parte del suo concetto di uomo naturista e futurista gli sport virili, le macchine di tutti i tipi, la velocità e l’esaltazione della guerra, in pratica un naturismo adattato alle esigenze del momento.

Sullo stesso piano si pone un’altra pubblicazione di Ginna: L’Idea Presentista del 1937, nella quale si esalta la capacità insita in ognuno di noi (ma sfruttata solo da pochi uomini dotati di speciali energie) di presentire il futuro attraverso la natura e quindi il Naturismo.

La cinematografia. L’antipittura

L’ultimo lavoro che Ginna pubblica come Futurista e anche il suo ultimo testo teorico è, non a caso, il manifesto La Cinematografia, firmato con Marinetti nel 1938, nel quale, come prassi, si rivendica il ruolo di anticipatori e si ‘aggiorna’ il testo del manifesto del 1916 con le scoperte tecniche avvenute nei successivi venti anni: il sonoro, il colore, le nuove macchine da ripresa e da proiezione.

Pur non pubblicando altri lavori e nonostante il graduale allontanamento dalla scena culturale italiana, Ginna continua a scrivere testi teorici e filosofici. I suoi quaderni di appunti (taccuini) sono ricchi di scritti quasi sempre non datati, anche se riconducibili in larga parte agli anni Quaranta e Cinquanta. Alcuni sono sicuramente spunti per eventuali altre pubblicazioni mai portate a termine, che trattano argomenti importanti e fondamentali per la comprensione della sua figura di artista e teorico dell’arte, come la Storia dell’evoluzione spirituale della pittura, la Pittura dell’invisibile, l’Alchimia e più recentemente, alla fine degli anni Sessanta, l’Antipittura. Espressioni interiori e del mondo senza colori e forme, nella quale Ginna si dichiara oltre la pittura e oltre la stessa espressione artistica, rivendicando una sorta di sfera supersensibile assoluta, logica evoluzione del soprasensibile nella pittura, cosiddetta, astratta.

Testo di Lucia Collarile