Nel 1918 Ginna, ventottenne, dipinge “Scendono i misteri della notte”: olio su tela di dimensioni decisamente maggiori rispetto agli standard di Ginna (64 x 96,5 cm) a proposito del quale l’artista ha lasciato uno scritto che ne è descrizione e espressione letteraria insieme.


“Veli e drappi! Veli e drappi! Uno dopo l’altro perché l’aria diventi spessa. La Notte arriva con il suo seguito.
Pausa
Veli e drappi! Veli e drappi! Il giorno è fuggito, quasi segregato in un lontano ricordo.
La Notte ha piantato le sue tende, ha fabbricato arcate molli e svolazzanti dove a poco a poco soffoca la realtà precisa e nasce il sogno vago e imprecisabile.
Umidiccio, viscido cammino verso il mistero dove l’anima è sommersa nella subcoscienza.
Di realtà non vi è rimasto che l’alitare di pipistrelli e di spoglie piante senza nome.
Pausa
Il giorno è lontano come se non dovesse ritornare più”

Qualche anno dopo, nel 1923, un’altra opera riproporrà questa visione, rendendo però visibile il momento che precede la notte: si tratta di “Sonnolanotte” in cui le “tende della notte” sembrano appena scese e ancora mostrano trasparenze che fatalmente si ispessiranno sulla coscienza (1).


Fonte:
(1) Dalla pittura animica all’”Antipittura”. Itinerario di Ginna Pittore, a cura di Mariastella Margozzi, in Armonie Disarmonie degli stati d’animo – Arnaldo Ginna, Cangemi Editore, Museo Boncompagni Ludovisi per le Arti decorative, il Costume e la Moda dei secoli XIX e XX, 12 marzo – 10 maggio 2009 (Roma) e Palazzo Pitti – Galleria d’Arte Moderna, Andito degli Angiolini, 23 giugno – 20 settembre 2009 (Firenze), pag. 37