Il 7 maggio 2023 è il 133° anniversario dalla nascita di Arnaldo Ginna.

Le immagini in copertina riprendono l’aspetto dei due artisti futuristi proprio nel periodo in cui si conobbero.

Ecco il ritratto di Ginna che Marinetti scrisse nel 1933.

“Fra gli ingegni futuristi Arnaldo Ginna è certamente il più elastico; lo conobbi circa 20 anni fa nella prima sede della Direzione del Movimento in Via Senato, 2 a Milano (ndr 1912); Spavaldo demolitore di ogni passatismo, intento a sezionare acutamente gli illustri filosofi di allora, e insieme preciso alchimista di infinite ricerche scientifiche e medianiche.

Mi si dichiarò subito pittore preoccupato di una tutta sua plastica futurista, che si staccava dal dinamismo plastico di Boccioni per caricare forme e colori di nuovissimi simboli e di angosciose complicazioni decadenti.

Non era però un decadente nella creazione virile nella sua “Lussuria”, quadro pittorico ma anche tattile che offriva orizzontalmente alle mani del pubblico le sue seducenti e affascinanti imbottiture di raso rosso che realizzavano l’infinità varietà dei piaceri carnali.

Ne illustrai le originalità al pubblico intelligente, ed a Eleonora Duse che frequentava la Galleria Sprovieri a Via del Tritone a Roma (ndr 1914).

Nell’atmosfera elettrizzata di quelle prime roventi battaglie futuriste tra Milano, Roma, Napoli, Palermo, ecc, Arnaldo Ginna, con suo fratello Bruno Corra, (Lo stupendo creatore di “Sam Dum è morto” e dei piccoli capolavori come “mani di vetro”) formavano una coppia bizzarrissima di gentiluomini romagnoli che alla strapotente terra di Romagna avevano il fuoco di passione inesauribile senza averne la selvaggeria irruente.

Apparivano ardenti ed educatissimi, slanciati verso il futuro con baldanza eroica e non di meno raffinati ed ebbri di delicatezza.

Mentre gli occhi di Arnaldo Ginna bruciavano praticamente come le canzoni romagnole, il ritmo di ciò che dipingeva e scriveva era così insolente e accelerato da spaventare e spaccare i salotti per i quali sembrava predisposto.

Stupì non soltanto il titolo ma specialmente del suo volume di novelle “Locomotive con le calze”, con il loro realismo di stantuffi matematici e la fantasia pazza dei loro fumi e camini inerpicatesi allo zenith delle più astruse indagini del pensiero. Non novelle, ma veri poemi in prosa o, meglio ancora, battaglie contro le metriche della vecchia poesia per cadenzare sogno e libertà in assoluta libertà.

Vertigini di trovate espressive si determinava allora nelle sue molte opere pittoriche e nei suoi scritti. La sensibilità liricamente scientifica e scientificamente lirica di Arnaldo Ginna che, di colpo, vide nel cinematografo nascente il suo Dio unico ispiratore. A Firenze lo raggiunsi mentre elaborava il primo Film-futurista e il relativo manifesto in collaborazione con i più famosi futuristi (ndr 1916). Quel film conteneva delle satire crudeli del passatismo alternate con le prima apparizioni cinematografiche di puri drammi d’oggetti e di pure risse di proporzioni deformazioni dinamiche di immagini poetiche.

Da allora l’attività di questo impetuoso e multiforme ingegno, fattosi sempre più padrone della grande arte e tecnica cinematografica ne assalì genialmente tutte le possibilità.

Radiologo, elettrotecnico, indagatore dell’ultima psicologia, Arnaldo Ginna, sogna sempre più e precisa un’arte nuovissima che oscilla fra la plastica e la matematica”.

(1)     Ritratto di Ginna, di F.T. Marinetti, in Futurismo – Oggi, anno XVI n. 7-10, luglio-ottobre 1982, Edizioni Arte Viva, Roma, pag. 8