Il 21 giugno, sin dal 1982, viene festeggiata la “Festa della Musica” per celebrare il solstizio d’estate in più di 120 nazioni in tutto il mondo.
Il 21 giugno, giorno del solstizio d’estate, la musica si diffonde su strade, piazze, cortili, chiostri e anche luoghi solitamente non adibiti allo spettacolo, in una celebrazione di ogni genere musicale, moderno o classico, che mobilita scuole di musica, conservatori, associazioni, orchestre, corali, bande etc. La Festa della musica si svolge anche in ospedali e carceri, e nei luoghi del disagio sociale dove la musica compie pienamente la sua funzione di integrazione e coesione sociale (1).

In questa occasione mi piace quindi immaginare che la musica avvolga tutto e tutti costruendo un’unica forma di arte globale ricordando quanto Ginna e Corra tendevano a realizzare: “La Parola, il suono, il colore, la forma, la linea sono mezzi d’espressione. L’essenza delle arti è una”.

Quindi quale migliore occasione per festeggiare i 110 anni del quadro “La musica della danza” realizzato da Arnaldo Ginna nel 1913?

Il concetto di “musica” e “danza” è più volte ripreso da Ginna nelle sue opere. La danza è ripresa anche in una sperimentazione di film, come ricorda il fratello Corra in “Musica cromatica” del 1912, con l’opera “La danza”. Eccone la descrizione sintetica: “I colori predominanti sono il carminio, il viola e il giallo che vengono riuniti tra loro e disgiunti e scagliati verso l’alto in un piroettare agilissimo di trottole” (2).

Il quadro è stato esposto per la prima volta da Ginna nel 1914, invitato da Boccioni tramite Balilla Pratella, nella Mostra libera futurista internazionale realizzata in Via del Tritone a Roma alla Galleria Sprovieri dal 13 aprile al 25 maggio 1914.
Ginna alla mostra espone, insieme a La musica della danza (tema di una sinfonia di colori), altre cinque opere: Paganini (sintesi fantastica espressiva), Edgar Poe (sintesi fantastica espressiva), Ritmi forme e colori di un risveglio a finestra aperta, Lussuria (accordo cromatico), Intossicazione.

Giuseppe Sprovieri scrive a Ginna anni dopo:
“…ella apparve subito con la sua partecipazione legato a quanto appena si intravedeva nascente e che proprio nei due artisti citati [Archipenko e Kandisky] prendeva forma e cioè allo sforzo di reagire alla riproduttività, con la creazione di forze nuove che assai poco avessero di comune col vero e cioè, per essere precisi all’avvio dell’astrattismo. Questo ci risultò chiaro e fu oggetto delle nostre discussioni, all’atto stesso dell’apertura delle casse notammo come ella volesse evadere dalla rappresentazione della realtà a mezzo di una trasfigurazione musicale. Per via cioè di equivalenti non meno di come faceva Kandinsky… somiglianza s’intende d’ispirazione e di concezione e non dunque formale come imitazione.”

Il quadro del 1913 trae ispirazione dal bozzetto realizzato da Ginna nel 1912 che egli stesso regalò a Mario Verdone in nome della loro grande amicizia. (3)

Fonte:
(1) Wikipedia – Festa della Musica
(2) Bianco e Nero, Rassegna mensile di studi cinematografici e televisivi – anno XXVIII – numeri 10-11-12 – ottobre-novembre-dicembre 1967, numero speciale su cinema e futurismo. Ginna e Corra – Cinema e letteratura del futurismo, a cura di M. Verdone – in Musica cromatica (1912), pag. 250-251.
(3) Pittura e scultura – Fratelli Ginna e Corra (ginnacorra.it)